Come sapere se puoi donare il sangue

Donare il sangue è un’azione di coscienza civica: il sangue è un tessuto indispensabile per la vita che ancora non si può riprodurre in laboratorio nè, purtroppo, può essere conservato a lungo; per  questo è fondamentale mantenere le scorte disponibili per i vari bisogni attraverso il gesto della donazione.

 

Nel sangue si possono distinguere due componenti: una parte liquida rappresentata dal plasma, che ha la funzione di garantire alcune proprietà fisiche del sangue (pressione osmotica, fluidità) e contiene principalmente acqua, ioni, proteine e una parte corpuscolata composta invece dai globuli rossi (che trasportano l’ossigeno a cellule e tessuti), dai globuli bianchi (funzione immunitaria) e dalle piastrine (che intervengono nella coagulazione).

 

I tipi di donazione più diffusi sono i seguenti:

 

– sangue intero: è il tipo di donazione più semplice e veloce. Consiste nell’estrazione di circa 450 ml di sangue venoso usando un ago di grosso calibro, e raccolto in apposite sacche. 

 

 Per la donazione occorrono circa 20 minuti di tempo e comporta la perdita sia della parte liquida che di quella corpuscolata;

 

– plasma e/o piastrine: tramite una centrifuga, il sangue del donatore viene separato nelle varie componenti: la parte da donare viene prelevata mentre il resto (globuli rossi ed altre componenti, a seconda del tipo di donazione) viene reimmesso in circolo. 

 

Questa donazione impegna più tempo, intorno ai 45 minuti, ma può essere effettuata più frequentemente.

 

Nel caso della donazione di sangue intero, un organismo in buona salute tollera bene il conseguente calo di globuli rossi ed in condizioni di riposo non ha alcun effetto particolare. 

 

Sotto sforzo invece, soprattutto nei primi giorni dopo il prelievo, la diminuita capacità di trasporto dell’ossigeno (legato all’emoglobina dei globuli rossi) si fa sentire: il corridore si affatica più facilmente e spesso registra anche un calo significativo nelle prestazioni.

 

Vale la pena sottolineare che l’anemizzazione da donazione non ha alcun effetto allenante: dopo la donazione, correre o andare in bici in condizioni di anemia temporanea determina solo un affaticamento dell’atleta ed un maggior rischio di infortuni.

 

 

Nell’arco di pochi giorni, grazie alla produzione di nuovi globuli rossi da parte del midollo osseo, scompaiono gradualmente i sintomi dell’anemia e, ad una distanza di tre settimane circa, si può registrare un incremento nelle prestazioni, le quali diventano paragonabili a quelle pre-donazione.

donare il sangue

Lo sportivo che intenda donare sangue intero deve quindi mettere in atto alcune precauzioni nelle tre settimane successive alla donazione, specialmente i primi giorni:

 

  • evitare sedute di carico (potenza aerobica o resistenza)

 

  • evitare tutti i tipi di allenamento che comportino importanti richieste fisiche e/o metaboliche

 

  • evitare ovviamente le gare: rimandare la donazione se è programmata prima di una gara

 

  • monitorare attentamente le proprie condizioni fisiche nei giorni successivi alla donazione e nel caso alleggerire o interrompere le sedute di allenamento in presenza di sintomi collegati all’anemia

 

  • bere molto per reintegrare la perdita di volume di sangue, mangiare frutta e verdura fresche e alimenti proteici (carne, pesce, uova e se vegetariani, verdure ad alto contenuto di ferro).

corridore che dona il sangue

A coloro che svolgono un’attività sportiva intensa, è consigliato sottoporsi solamente a due donazioni annue di sangue intero per evitare l’insorgenza di un’anemia persistente, a maggior ragione per il sesso femminile, già predisposto a situazioni di anemia legata alle mestruazioni.

 

Nel caso si fosse in periodo agonistico, si può pensare di ricorrere alla donazione di plasma invece che di sangue intero. Questo tipo di donazione ha infatti il vantaggio di non determinare un calo nelle prestazioni, in quanto viene prelevata solo la parte liquida del sangue. 

 

Le precauzioni sono limitate a un paio di giorni con un’attenzione ad una adeguata idratazione.

 

Dott. Marco Lombardi, Medico specializzando in Patologia Clinica e Biochimica Clinica

 

 

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