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Simile a una vitamina, aiuta a rifornire le cellule di energia ed esercita un’azione antiossidante.
In questi ultimi anni, nuovi studi hanno portato alla luce il suo “fratello” buono:
l’ ubichinolo.
Lo abbiamo chiesto al dottor Alessio Massarenti, biologo nutrizionista piemontese di grande notorietà, che con grande disponibilità ci ha permesso di approfondire l’argomento con questo articolo a cosa serve il coenzima q10 e le sue proprietà antiaging dopo i 40 anni.
“A prima vista – dice Alessio – queste molecole, possono sembrare uguali o, per lo meno, molto simili. Tuttavia, il piccolo particolare che le differenzia, modifica non solo il suo ruolo nella
produzione di energia , ma fa una grande differenza nella trasportabilità, attività
antiossidante e nella biodisponibilità.
Le due molecole all’interno del nostro organismo sono intercambiabili e questo passaggio da
una forma all’altra avviene con molta frequenza nell’arco della giornata.
Quando gli elettroni si aggregano, la molecola si dice “ridotta” e, quando si staccano, si dice “ossidata”.
Quindi l’ ubichinolo può essere definito come la forma ridotta del Coenzima Q10.
L’ubichinolo è un antiossidante liposolubile generato dal nostro organismo, la sua funzione
antiossidante è svolta principalmente a livello dei mitocondri dove combatte circa il 90% dei
radicali liberi che vengono prodotti dal nostro organismo.
I mitocondri sono la nostra centrale di produzione per l’energia e durante la loro attività vengono a formarsi sottoprodotti nocivi ( Radicali liberi ) che, grazie alla presenza dell’ubichinolo, vengono
debellati.”
Stiamo iniziando a capire quindi la funzione del coenzima q10 e le sue proprietà antiaging dopo i 40 anni.
“Diversi studi – continua Alessio – hanno segnalato come, un’assunzione di ubichinolo, porti ad un abbassamento dell’infiammazione, dell’ IL-6 e del TNF-alfa ;con un aumento , invece, dei valori di SOD, catalasi e glutatione perossidasi nonché della funzione endoteliale.
La produzione endogena di ubichinolo è massima nell’infanzia e con valori alti si protrae
fino ai 25/30 anni. Successivamente assistiamo ad un calo di produzione.
Alcune persone hanno difficoltà nell’eseguire lo switch fra Coenzima Q10 e ubichinolo e
questi soggetti traggono ben pochi benefici dall’assunzione della prima molecola.
Dai un’occhiata alla forma della molecola a questo link.
Questa difficoltà di conversione può essere dovuta in parte all’invecchiamento, ma è anche una
questione genetica. In particolare, si tratterebbe di un polimorfismo a singolo nucleotide
( SNP ), più precisamente NQ01.
Quando un individuo possiede una o due copie di questo SNP, la sua capacità di convertire il Coenzima Q10 in ubichinolo viene ridotta.
Più del 95% del Coenzima Q10 presente nel sangue è sotto forma di ubichinolo.
La sua assunzione viene proposta contro problemi cardiovascolari, diabete, disturbi
gengivali, Parkinson, distrofia muscolare, sindrome da affaticamento cronico,cefalee,
malattia di Lyme, malattia di Huntington e tumore al seno.
A proposito, hai già letto l’articolo che abbiamo pubblicato che spiega come l’attività fisica che inseriamo nei nostri protocolli, adatti per persone che soffrono d’ipertensione, permetta di far scendere i valori massimi e minimi?
Dagli un’occhiata a questo link COME ABBASSARE LA PRESSIONE ARTERIOSA CON L’ATTIVITÀ FISICA .
Dopo averti spiegato a cosa serve il coenzima q10 e le sue proprietà antiaging dopo i 40 anni, se sei interessato a capire in che dosi giornaliere devi assumere il coenzima q10 per ottimizzarne gli effetti, t’invito alla prossima LIV, intitolata “Le bufale e i falsi miti sull’integrazione dopo i 40 anni che non ti hanno mai detto” , che faremo sulla nostra pagina facebook dove proprio con il dottor Massarenti il nostro Davide Teggi parlerà anche di Coenzima q10 a tutto tondo.
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Dott. Alessio Massarenti
Biologo Nutrizionista (BIELLA/NOVARA)
Facebook: Dott. Alessio Massarenti Biologo Nutrizionista
Instagram: dott_massarenti
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