Dieta chetogenica e osteoporosi: pro e contro per la salute ossea (aggiornamento 2025)

La dieta chetogenica è spesso associata a dimagrimento veloce, miglioramento della glicemia e aumento della chiarezza mentale. Ma cosa succede quando questa strategia nutrizionale viene applicata a chi ha ossa fragili?
Fa bene o rischia di peggiorare l’osteoporosi?

Nel 2025, nuovi studi ci danno una risposta più articolata. E lo scenario è meno scontato di quanto sembri.

Che cos’è davvero la dieta chetogenica

La dieta chetogenica è un regime alimentare a bassissimo contenuto di carboidrati (meno di 50g al giorno), con apporto moderato di proteine e ricco di grassi buoni.
In risposta alla ridotta disponibilità di glucosio, il fegato produce corpi chetonici (BHB, acetoacetato, acetone), che diventano il nuovo carburante per cervello, muscoli e tessuti.

Questo stato metabolico viene chiamato chetosi nutrizionale, e non va confuso con la chetoacidosi diabetica (una condizione pericolosa e patologica).

Il cuore della questione, però, non è se il corpo entri in chetosi.
La domanda vera è: questo cambiamento metabolico impatta negativamente o positivamente sulla struttura ossea?

Perché considerare la dieta chetogenica in caso di osteoporosi

Quando si parla di alimentazione per l’osteoporosi, la conversazione si ferma quasi sempre a due elementi: calcio e vitamina D.
Magari si aggiunge una “camminata quotidiana” e, nei casi più fortunati, qualche integratore.
Ma pochissimi medici, nutrizionisti o fisioterapisti guardano al quadro più ampio: l’infiammazione di basso grado, la disregolazione ormonale, il microbiota intestinale alterato.

Sono proprio questi fattori nascosti, spesso ignorati dalla medicina tradizionale, che possono fare la differenza tra una situazione ossea stabile o in progressivo deterioramento.

Ed è proprio qui che entra in gioco la dieta chetogenica funzionale, adattata alla persona.

1. Riduzione dell’infiammazione sistemica

L’osteoporosi non è solo “mancanza di calcio”: è una condizione pro-infiammatoria.
Molte donne che hanno avuto fratture da fragilità mostrano livelli cronicamente elevati di citochine infiammatorie come IL-6, TNF-α e CRP (proteina C reattiva).
Queste molecole non solo danneggiano il tessuto osseo, ma inibiscono l’attività degli osteoblasti, le cellule che costruiscono nuovo osso.

👉 La chetosi nutrizionale promuove la produzione di β-idrossibutirrato (BHB), che agisce come molecola segnale.
Questo chetone ha dimostrato di inibire le vie infiammatorie (in particolare il complesso NLRP3), riducendo lo stress ossidativo e migliorando il microambiente cellulare.
Meno infiammazione = migliore capacità rigenerativa dell’osso.

2. Stabilizzazione insulinica e metabolismo osseo

Pochi sanno che l’insulina influisce direttamente sulle ossa.
Un livello di insulina costantemente alto o altalenante, come avviene con una dieta ricca di zuccheri e farinacei, aumenta il turnover osseo disfunzionale.

Cosa significa?

  • Gli osteoclasti, le cellule che riassorbono osso, diventano iperattivi
  • Gli osteoblasti, che dovrebbero ricostruirlo, restano inibiti
  • Si perde densità e qualità ossea, soprattutto nella trabecola interna (quella più fragile)

Con la chetogenica, i livelli di insulina si abbassano e si stabilizzano.
Questo migliora il profilo metabolico generale e favorisce un rimodellamento osseo più fisiologico e meno distruttivo.

3. Stimolo ormonale anabolico: GH e IGF-1

Una delle grandi scoperte degli ultimi anni è il legame tra chetogenesi e ormoni anabolici.
Il GH (Growth Hormone) e l’IGF-1 (Insulin-like Growth Factor 1) sono fondamentali per la crescita, la riparazione dei tessuti e, soprattutto, per la formazione ossea.

In particolare:

  • Il GH stimola direttamente gli osteoblasti
  • L’IGF-1 ne potenzia l’effetto e stimola la sintesi di collagene osseo
  • Entrambi migliorano la densità trabecolare e corticale

La dieta chetogenica, se ben bilanciata e associata a esercizio fisico contro resistenza, può aumentare la secrezione pulsatile di GH, soprattutto durante il sonno profondo.
Inoltre, la riduzione dell’insulina e la normalizzazione della leptina favoriscono l’azione dell’IGF-1 a livello tissutale.

👉 Un equilibrio ormonale più favorevole = una maggiore capacità di ricostruzione ossea.

4. Protezione contro la sarcopenia: massa muscolare e prevenzione cadute

L’osteoporosi non si manifesta solo nelle ossa.
È spesso accompagnata da una perdita progressiva di massa muscolare, chiamata sarcopenia.
Questo porta a:

  • Debolezza generalizzata
  • Perdita dell’equilibrio
  • Aumento del rischio di cadute e fratture

Molti associano la chetogenica a perdita di muscolo, ma questo succede solo quando è fatta male.
In realtà, una dieta chetogenica ben formulata, con un apporto adeguato di proteine nobili (1,2–1,5 g/kg), protegge la massa muscolare e favorisce il mantenimento di forza e tono.

In più, grazie all’effetto anti-infiammatorio e alla migliore utilizzazione dei grassi come energia, si assiste spesso a:

  • Riduzione del dolore muscolare cronico
  • Miglioramento della resistenza fisica
  • Maggiore adesione ai programmi di allenamento terapeutico

Mantenere massa muscolare significa proteggere le ossa da nuove fratture.

Parlare di dieta e osteoporosi non può più limitarsi a integrare calcio o prendere la vitamina D su prescrizione.
Il corpo è un sistema integrato, e per rigenerare davvero le ossa serve agire su infiammazione, ormoni, muscoli e metabolismo.

Ecco perché nei nostri percorsi personalizzati, la chetogenica non è una moda, ma una strategia terapeutica clinica, usata con consapevolezza, monitoraggio e supporto continuo.

Studio 2023: effetti della dieta chetogenica su metabolismo osseo e densità minerale

Nel documento che analizziamo (Frontiers in Nutrition, 2023, DOI: 10.3389/fnut.2023.1508695), un gruppo di ricercatori ha condotto una revisione sistematica sugli effetti della dieta chetogenica in relazione alla salute ossea.

Punti chiave dello studio

  • La dieta chetogenica standard (SKD) può causare una riduzione della densità minerale ossea (BMD) nei primi 3-6 mesi, soprattutto se ipocalorica o mal bilanciata.
  • Il problema maggiore risiede nella acidosi metabolica e nell’eccessiva perdita di calcio urinario, soprattutto nei soggetti che assumono pochi minerali o che non compensano con l’esercizio.
  • Tuttavia, in contesti clinici controllati, la dieta chetogenica non ha mostrato impatti negativi a lungo termine su BMD, anzi in alcuni casi ha migliorato il profilo infiammatorio e ormonale.
  • È essenziale valutare la composizione corporea e la qualità dell’osso con test avanzati come TBS (Trabecular Bone Score) o BES Test, non solo con la MOC.

Considerazioni conclusive dello studio

La chetogenica non va demonizzata, ma deve essere:

  • personalizzata
  • monitorata
  • integrata a esercizio fisico e bilancio minerale ottimale

In soggetti con osteoporosi o fratture pregresse, una chetogenica adattata può persino risultare protettiva, se ben strutturata.

Quando evitarla: i veri contro della dieta chetogenica con fragilità ossea

Nonostante i benefici potenziali, ci sono scenari in cui la chetogenica può peggiorare la condizione ossea se non seguita correttamente.

Controindicazioni comuni

  • Insufficienza renale o epatica
  • Osteoporosi grave con fratture multiple non stabilizzate
  • Diabete di tipo 1 senza controllo specialistico
  • Assenza di supervisione nutrizionale

Rischi se mal bilanciata

  • Riduzione iniziale della densità ossea
  • Eccesso di acidi nel sangue (acidosi metabolica)
  • Perdita muscolare (in caso di proteine insufficienti)
  • Squilibrio elettrolitico (soprattutto sodio, magnesio, potassio)
  • Difficoltà nell’aderenza a lungo termine

Come impostare una dieta chetogenica efficace per la salute ossea

Una chetogenica efficace per le ossa? Non basta togliere pane e pasta

Togliere i carboidrati dalla dieta può sembrare sufficiente per “entrare in chetosi”.
Ma la chetogenica terapeutica, quella che può influenzare davvero la salute ossea, richiede precisione biochimica, monitoraggio clinico e personalizzazione assoluta.

Per ottenere risultati concreti, serve un protocollo che tenga conto di molto più di quanto si crede: macronutrienti, micronutrienti, fonti alimentari e obiettivi metabolici.

Vediamo nel dettaglio le componenti essenziali da considerare quando strutturiamo una dieta chetogenica per il trattamento dell’osteoporosi:

1. Carboidrati sotto i 50g al giorno: ma attenzione alla qualità

Il principio base della chetogenica è abbassare i carboidrati a una soglia che induca il fegato a produrre corpi chetonici, tipicamente sotto i 50 grammi netti al giorno. Ma non è solo una questione di quantità.

Con osteoporosi e fragilità ossea, bisogna scegliere con cura la fonte dei carboidrati:

  • Verdure fibrose a basso impatto glicemico (zucchine, finocchi, rucola, cavolfiore, broccoli, bietole)
  • No cereali, nemmeno integrali: troppo ricchi di amido e potenzialmente infiammatori
  • Niente frutta zuccherina (banane, uva, frutta disidratata)

La fibra vegetale non solo rallenta l’assorbimento degli zuccheri, ma nutre il microbiota e riduce l’infiammazione intestinale.
Un intestino infiammato = meno assorbimento di calcio e vitamina D.
Serve una strategia clinica personalizzata che tenga conto di:2. Apporto proteico: 1,2–1,5 g/kg peso ideale, da fonti nobili

Il mito che la chetogenica sia iperproteica è falso.
In realtà, è normo-proteica ma con un apporto adeguato a mantenere la massa muscolare, fondamentale per:

  • Prevenire sarcopenia e cadute
  • Stimolare l’attività osteoblastica attraverso carichi muscolari
  • Evitare la perdita di peso “sbilanciata”, cioè solo muscolare

Fonti consigliate di proteine nella chetogenica per osteoporosi:

  • Uova biologiche
  • Pesce azzurro (sgombro, alici, salmone selvaggio)
  • Carni bianche di alta qualità
  • Proteine vegetali fermentate (tempeh, miso)
  • Proteine isolate del siero (se ben tollerate)

Evita assolutamente: carni processate, affettati, salsicce, fonti proteiche con nitriti e additivi.

Il rapporto ideale è 1,2-1,5 grammi per kg di peso corporeo ideale, da modulare in base a età, livello di attività fisica e condizione ossea.

3. Grassi buoni: la benzina antinfiammatoria del metabolismo osseo

In una dieta chetogenica funzionale, i grassi diventano il principale carburante energetico. Ma non tutti i grassi sono uguali, soprattutto quando si parla di ossa.

I grassi pro-infiammatori (oli vegetali raffinati, margarine, fritture) possono peggiorare la fragilità ossea, favorendo lo stress ossidativo e il riassorbimento di calcio.

Leggi anche >>Dieta ricca di calcio per l’osteoporosi

Grassi consigliati in caso di osteoporosi:

  • Olio extravergine di oliva: ricco di polifenoli, anti-infiammatorio naturale
  • Pesce grasso: fonte di omega-3 EPA e DHA, che riducono le citochine infiammatorie
  • Avocado: grassi monoinsaturi + potassio + vitamina K1
  • Frutta secca e semi (noci, semi di lino e chia): fonte di magnesio, zinco, omega 3
  • Burro chiarificato e ghee: ottima fonte di acidi grassi a catena corta, utili anche per l’intestino

Questi grassi, ben bilanciati nel piano, aumentano la produzione di BHB (β-idrossibutirrato), il principale chetone anti-infiammatorio e protettivo per le ossa.

4. Micronutrienti strategici per la mineralizzazione ossea

Senza un bilancio ottimale di micronutrienti, anche la chetosi più perfetta non è sufficiente a migliorare la salute ossea.
La carenza di vitamine e minerali è uno dei motivi principali per cui la chetogenica fallisce nei soggetti con fragilità scheletrica.

Micronutrienti fondamentali:

  • Calcio: almeno 1200mg/die, preferibilmente da fonti naturali e ben assorbibili (es. acqua calcica, vegetali a foglia verde, piccoli pesci con lisca)
  • Magnesio: 400–500mg/die, essenziale per la sintesi ossea e per ridurre i crampi notturni tipici della chetogenesi
  • Vitamina D3: 30–60 ng/mL di 25(OH)D nel sangue. La sua carenza è correlata a maggiore rischio di frattura
  • Vitamina K2 (MK-7): attiva l’osteocalcina, la proteina che permette al calcio di legarsi all’osso (senza questa, il calcio finisce nelle arterie)

Tutti questi micronutrienti devono essere monitorati periodicamente e inseriti in un protocollo d’integrazione su misura, in base a esami ematochimici e BES Test.

2. Monitoraggio biochimico

  • Calcio ionizzato e calciuria con fosfaturia
  • Vitamina D3 (25(OH)D)/CTX/P1nP
  • Magnesio sierico e intracellulare
  • TBS / BES Test
  • Markers ossei (CTx, P1NP)

3. Allenamento sinergico

Una dieta chetogenica non genera rigenerazione ossea da sola.
Va integrata con stimoli meccanici mirati:

  • Esercizi contro resistenza (elastici, pesi, carico graduale)
  • Camminata veloce in salita
  • Lavoro sull’equilibrio e sulla postura (per ridurre cadute)
  • Protocollo Medical Fitness 40+ integrato

La tua chetogenica non può essere uguale a quella di chi vuole solo dimagrire

Chi ha osteoporosi non può permettersi una chetogenica sbilanciata, fatta a tentoni o seguendo consigli online generici.
Hai bisogno di un piano clinico personalizzato, che:

  • Protegge la massa ossea
  • Riduce l’infiammazione silente
  • Ottimizza l’equilibrio ormonale
  • Favorisce un microbiota intestinale funzionale
  • Evita carenze o squilibri che rallentano la rigenerazione

Ecco perché nei nostri percorsi Medical Fitness 40+, la dieta chetogenica viene adattata in base al tuo profilo metabolico, al tipo di frattura, alla storia clinica e agli obiettivi.

Cosa evitare nella chetogenica se hai osteoporosi

  • Zuccheri semplici e farine raffinate
  • Bevande acidificanti (alcol, gassate, caffè in eccesso)
  • Latticini scremati (preferisci fermentati e interi)
  • Carni processate (wurstel, insaccati, salumi industriali)
  • Fame cronica o eccessiva restrizione calorica: rallenta il metabolismo e stimola il riassorbimento osseo

Conclusione: vale la pena?

Sì, ma non da soli.
La dieta chetogenica, applicata in modo generico o fai-da-te, può peggiorare la salute delle ossa.
Ma se strutturata con attenzione, può diventare una leva potente per ridurre infiammazione, stabilizzare gli ormoni e migliorare il benessere osseo.

Ogni caso va valutato con strumenti specifici.
Non ci si può più accontentare della MOC. Serve guardare dentro l’osso, valutare l’infiammazione, la qualità, il contesto metabolico e muscolare.

Per esempio, Patrizia, seguiva una dieta molto simile ed è migliorata grazie al nostro percorso.

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  • Valutazione funzionale e posturale
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Per approfondire >>Ketogenic diet and β-hydroxybutyrate in osteoporosis: current progress and controversy

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