In questo articolo troverai:
La verità è più complessa di questa frase. E ignorarla può costarti caro.
Aclasta è il nome commerciale dell’acido zoledronico, un bisfosfonato di terza generazione.
Si somministra per via endovenosa, in una flebo di circa 15 minuti, una volta all’anno.
Il suo meccanismo è chiaro: blocca l’attività degli osteoclasti, le cellule che riassorbono osso.
Risultato: meno perdita ossea, maggiore densità minerale.
Per molti pazienti appare come la soluzione “facile”: niente pillole quotidiane, niente pensieri. Una volta l’anno e via.
Ma davvero è così semplice?
La letteratura è ampia, ed è giusto riconoscere i risultati.
Insomma, sul fronte “prevenzione fratture” Aclasta funziona.
E in alcuni casi, soprattutto post-frattura di femore, può letteralmente salvare la vita.
Qui arriviamo al punto che troppo spesso viene minimizzato.
Dal bugiardino ufficiale:
Ma la letteratura segnala anche altro:
Non sono effetti “per tutti” e così comuni. Ma esistono. E andrebbero discussi prima della prescrizione, non scoperti dopo.
Aclasta migliora la densità ossea e riduce il rischio di fratture.
Ma non fa nulla per:
In altre parole: se ti affidi solo alla flebo, proteggi l’osso “dall’interno” ma ignori tutto ciò che avviene “all’esterno”.
E una caduta banale può rendere inutile ogni terapia.
Negli anni ho seguito tante donne che hanno scelto – o rifiutato – Aclasta.
Queste storie non sono perfette, perché nella vita reale nulla lo è.
Ma raccontano bene la verità: Aclasta è un tassello, non la soluzione completa.
Non parlo di “camminare mezz’ora al giorno”.
Parlo di allenamento con carico progressivo, testato scientificamente:
Gli studi lo confermano: l’esercizio strutturato può aumentare la densità ossea e ridurre il rischio di fratture.
La triade calcio + vitamina D è solo l’inizio.
La ricerca mostra l’importanza di:
Il massimo beneficio si ottiene quando il farmaco viene integrato con movimento e nutrizione.
Il farmaco frena la perdita.
L’allenamento stimola la formazione.
La dieta fornisce i mattoni.
Solo così la regressione è reale e duratura.
Leggi anche >>Regredire da osteoporosi a osteopenia: la storia di Antonella
Aclasta guarisce l’osteoporosi?
No. Riduce le fratture e aumenta la densità ossea, ma non rappresenta una guarigione definitiva.
Quanto dura l’effetto di una flebo?
Ogni infusione protegge per circa 12 mesi. Per mantenere l’effetto servono cicli ripetuti.
Quali sono gli effetti collaterali più comuni?
Febbre, dolori muscolari/articolari, ipocalcemia, stanchezza. In rari casi, fibrillazione atriale o osteonecrosi della mandibola.
Si può migliorare senza Aclasta?
Sì, con allenamento mirato e nutrizione è possibile ottenere regressione da osteoporosi a osteopenia, soprattutto nei casi a rischio medio-basso.
Cosa fare se ho già avuto effetti collaterali?
Parlane subito col medico. Esistono alternative farmacologiche e, in ogni caso, il percorso integrato con esercizio e alimentazione resta indispensabile.
clasta è un farmaco potente, utile, in certi casi salvavita.
Ma non è la bacchetta magica.
La vera cura dell’osteoporosi è un percorso integrato: farmaco quando serve, sì, ma sempre accompagnato da esercizio, nutrizione e consapevolezza.
Solo così si passa dalla paura di fratturarsi alla possibilità concreta di regredire e rinascere.
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